PARAPUGLIA, IL PRIMO CENSIMENTO DEGLI IMMIGRATI PUGLIESI DEL III MILLENNIO.

Se l’emigrazione è uguale alla dispersione del seme, allora la Puglia è un preservativo rotto.
Altro che fuga dei cervelli. Qui è in ballo qualcosa di più denso e vitale.
Il residuo bio(socio)logico nato dalla nuova ondata migratoria pugliese costituisce una regione senza identità e confini precisi, frutto di una disseminazione che si chiama - per l’appunto - Parapuglia.

E noi parapugliesi?
Siamo Appulozoi di nuova generazione, vaghiamo per il mondo e non sappiamo d’esistere.
Anche perché nessuno - i media, le istituzioni - sembra accorgersi di questa diaspora di dimensioni epocali.

Parapuglia non risponde a una campanilistica richiesta di identità Taccocentrica. Nessuna nostalgia, nessuna strumentalizzazione. Questo blog vuole solo abbozzare un censimento degli immigrati pugliesi e creare le premesse per una rudimentale analisi sociologica del nuovo esodo pugliese.
Se mai riusciremo a ottenere un risultato significativo, saranno poi altri - persone fisiche e giuridiche - a fare interpretazioni e a trarre conclusioni.

Noi, per adesso, iniziamo a contarci.
Anche perché, finché non ci contiamo, continueremo a non contare nulla.


SPOSTATO NO.65

NOME E COGNOME: Tiziano Luccarelli DATA DI NASCITA: 17/05/1974 PAESE/CITTÀ PUGLIESE DI PROVENIENZA: Statte (TARANTO) ATTUALE DOMICILIO: Milano DA QUANTI ANNI TI SEI SPOSTATO: 8 anni PROFESSIONE: Marketing COMMENTI: Sono lontano dalla Puglia da tanto tempo. Ho vissuto a Torino, Roma, Milano e a breve andrò a vivere a Napoli. Sono il Pugliese Errante. L'anno scorso ho provato a tornare ma non è stata una bella esperienza. Spesso rileggo questa poesia, di Salvatore Quasimodo: La luna rossa, il vento, il tuo colore/ di donna del Nord, la distesa di neve.../ Il mio cuore è ormai su queste praterie,/ in queste acque annuvolate dalle nebbie./ Ho dimenticato il mare, la grave/ conchiglia soffiata dai pastori siciliani,/ le cantilene dei carri lungo le strade/ dove il carrubo trema nel fumo delle stoppie,/ ho dimenticato il passo degli aironi e delle gru/ nell'aria dei verdi altipiani/ per le terre e i fiumi della Lombardia./ Ma l'uomo grida dovunque la sorte d'una patria./ Più nessuno mi porterà nel Sud./ Oh, il Sud è stanco di trascinare morti/ in riva alle paludi di malaria,/ è stanco di solitudine, stanco di catene,/ è stanco nella sua bocca/ delle bestemmie di tutte le razze/ che hanno urlato morte con l'eco dei suoi pozzi,/ che hanno bevuto il sangue del suo cuore./ Per questo i suoi fanciulli tornano sui monti,/ costringono i cavalli sotto coltri di stelle,/ mangiano fiori d'acacia lungo le piste/ nuovamente rosse, ancora rosse, ancora rosse./ Più nessuno mi porterà nel Sud./ E questa sera carica d'inverno/ è ancora nostra, e qui ripeto a te/ il mio assurdo contrappunto/ di dolcezze e di furori,/ un lamento d'amore senza amore./ In questi anni ho incontrato molti pugliesi. Pugliesi ovunque. In ogni ufficio, ogni lavoro, ogni livello. Sempre al massimo dell'impegno. La Puglia come motore d'italia. (anche molte altre regioni del sud, effettivamente.) Una volta un veggente mi disse: tornerai al tuo apese solo per andare a morire. Bhé, forse sarà così, fra qualche decina di anni, ovviamente. Tiziano